
Self
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Chiara vive di carta. Insegna, studia e legge di tutto. Sui libri e coi libri è cresciuta, i libri sono stati la sua famiglia e i suoi migliori amici e dai libri ha appreso l’amore: l’amore per le pagine ma anche per gli uomini che in quelle pagine vivono.
Leonardo entra nella sua vita per seguirla nel Dottorato di ricerca, ed è un uomo concentrato sulla realtà di carne: per lui il distacco dalle parole scritte è vitale e non accetta l’approccio passionale di Chiara. Ma è stato davvero un caso, a portarlo da lei, o c’è una trama anche dietro al loro incontro?
Tra un canto di Dante e una canzone degli ABBA si combatte la guerra tra la carne e la carta, una guerra che non ha vincitori né perdenti e che forse non ha nemmeno schieramenti.
"Agli uomini, ad amare, lo insegnano le donne."
Scrivere una recensione non è semplice. Scrivere una recensione di un libro che per te significa moltissimo, poi, è veramente complicato. Ho letto per la prima volta questa storia nel lontano 2011 e non l’ho più abbandonata: ogni volta che posso, eccomi lì a rileggerla. Ho tardato moltissimo a pubblicare la mia opinione riguardo questo libro, che in questa versione è stato pubblicato nel giugno 2014, perché non sapevo proprio cosa dire. Ogni volta avevo la sensazione che le mie parole non fossero adatte o sufficienti a descriverlo in maniera appropriata. Ho deciso di scrivere qualcosa ora sia perché l’ho riletto di recente, sia perché ritengo sia un dovere nei confronti di un libro che mi ha dato tanto e nei confronti di un’autrice che mi ha donato ancora di più (di certo, cinque anni fa mai mi sarei immaginata che questa donna sapesse della mia esistenza e che riuscissi ad instaurare un rapporto con lei, e lo ritengo un onore).
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Vorrei iniziare a parlare di questo libro con una una parola, semplice ma potente: forse. Sembra impossibile, ma è quel piccolo forse che regge e dà senso a tutta la storia. Un ‘forse’. Per lei e per lui.
Di carne e di carta, infatti, non racconta LA storia d’amore, ma racconta UNA storia d’amore. Mirya non vuole raccontare un amore idealizzato, cristallizzato nell’inchiostro, ma una storia d’amore viva e vera, che sentiamo pulsare attraverso le pagine. Può sembrare la classica storia d’amore, ma non starei qui a parlarvene, se fosse così: questo libro è il libro meno romantico che abbia mai letto e, di conseguenza, è anche il libro più romantico che abbia mai letto.
Mirya sfrutta brillantemente la dicotomia presente nel titolo: in questo libro, infatti, la carne e la carta si scontrano e si incontrano, creando un dualismo che prende vita nella passione dei due protagonisti.
E ho scelto i libri, ho ascoltato i libri, ho seguito i libri.
Chiara Bellonci ha vissuto una vita votata alla carta, immersa in quei libri in cui si è rifugiata per sfuggire alla sua realtà familiare, quei libri che l’hanno fatta sognare e che le hanno dato riparo. E, sempre in quei libri, ha trovato e vissuto mille storie d’amore con uomini di carta. Quando, però, incontra un uomo di carne, che rifiuta di farsi mettere in uno scaffale, la vita di Chiara inizia a bruciare.
Non erano così, i baci di carta. Non erano così. i suoi sogni. Non erano così belli.
Leonardo Villani è, per Chiara, un cerchio non quadrabile. Punti, cerchi e quadrati. Chiara cerca di trovare un senso di carta a questo uomo di carne, senza riuscirci, perché gli uomini di carne non sono come gli uomini di carta.
La relazione di Leonardo e Chiara è piena di sbagli, parole compromettenti, e tentativi di aggiustare tutto. Non viene nascosto nulla: abbiamo la passione, abbiamo la felicità ed abbiamo la sofferenza, il dolore, presente nelle vite di entrambi e nella vita che, forse, costruiranno insieme. Il bello della loro relazione è che li vediamo crescere, cercare di adattarsi all’altro, e cadere rovinosamente per questo, per poi riprovarci. Perché la carne, al contrario della carta, è imperfetta e, proprio per questo, è perfetta; perfetta nei suoi “forse”, nei suoi sforzi.
Non sono solo Chiara e Leonardo che ci fanno riflettere sull’amore e sulle relazioni, ma anche tutti i personaggi secondari: Alessandra e Angelo, Paula e Ivano, Luisa e Renato. Mirya costruisce questi personaggi con maestria, ed essi sono l’esempio di come la vita è fatta di sbagli e di tentativi per rimediare: sbagliare e rimediare e commettere altri errori.
Non ci sono ideali da seguire, non ci sono promesse di amore eterno: c’è solo la voglia e la paura di mettersi in gioco; una scommessa d’amore che si compie ogni giorno, semplicemente scegliendosi, esserci ed essere nell’unico modo che conta.
Mirya crea con la sua penna il mondo di emozioni e relazioni più vero, più autentico che abbia mai letto. La storia scorre con una facilità disarmante, tant’è che ti scopri alla fine del libro senza riuscire a capire come sia possibile. (Giuro, ero a pagina 10 solo un momento fa). Il tutto viene condito con l’ironia che caratterizza lo stile di Mirya, con le canzoni degli ABBA, che svelano le risposte alle domande davvero importanti della vita, e con tanti riferimenti, che vanno dalla cultura pop alla letteratura, e che sono la ciliegina sulla torta di questo libro.
In genere, ci complimentiamo con l’autrice che l’ha inventato.
E io non posso ancora una volta, ancora e per sempre, non complimentarmi con Mirya: sei la mia designer preferita.
Ti adoro, non ho altre parole. Grazie.
Amo questo libro, lo sai! ^_^